La storia economica del Regno Unito tratta della storia economica dell'Inghilterra e della Gran Bretagna dal 1500 all'inizio del XX secolo. (Per i periodi anteriori vedi Economia dell'Inghilterra medievale e Storia economica della Scozia).[1]
Dopo essere diventata una delle regioni economiche più prospere d'Europa tra il 1600 e il 1700,[2] la Gran Bretagna guidò la rivoluzione industriale e dominò l'economia europea e mondiale durante il XIX secolo. Fu la principale innovatrice nelle macchine come i motori a vapore (per le pompe, le fabbriche, le locomotive ferroviarie e le navi a vapore), le attrezzature tessili e la fabbricazione di utensili. Inventò il sistema ferroviario e costruì gran parte delle attrezzature usate dalle altre nazioni. Fu anche al primo posto nell'attività bancaria, nell'imprenditoria e nel commercio internazionale e interno. Costruì un Impero britannico globale. Dopo il 1840, abbandonò il mercantilismo e praticò il "libero scambio", riducendo o eliminando tariffe, contingenti e restrizioni. La Royal Navy, la potente Marina Reale, proteggeva i suoi possedimenti globali, mentre il suo sistema legale forniva un sistema poco dispendioso per la risoluzione delle controversie.
Tra il 1870 e il 1900, il prodotto economico pro capite della popolazione in Gran Bretagna e in Irlanda salì del 500 per cento, generando un significativo aumento del tenore di vita. Tuttavia, dalla fine del XIX secolo in poi la Gran Bretagna sperimentò un declino economico relativo poiché altre nazioni come gli Stati Uniti d'America e la Germania recuperarono terreno. Nel 1870, il prodotto pro capite della Gran Bretagna era il secondo più alto del mondo dopo l'Australia. Entro il 1914, era il quarto più alto. Nel 1950, il prodotto pro capite della Gran Bretagna era ancora del 30 per cento più avanti dei sei membri fondatori della CEE, ma nel giro di 50 anni era stato sorpassato da molti paesi europei e da parecchi paesi asiatici.[3]